I chetoni

L’influenza dei chetoni

5 febbraio 2019 – Francesco Ciani – Naturopata

Quando dico che con la TMM (Terapia Metabolica Mitocondriale) “bruci i grassi”, intendo dire che brucia i chetoni. I chetoni si definiscono anche “corpi chetonici”, secondo l’antica terminologia biochimica. “Chetoni” e “corpi chetonici” sono termini intercambiabili e spesso vengono usati in alternanza. In questo libro preferisco utilizzare la parola “chetoni”.

I chetoni sono molecole idrosolubili di energia prodotte dai mitocondri nel fegato con i grassi ricavati dagli alimenti o accumulati nell’organismo e vengono utilizzati come carburante alternativo al glucosio. Essendo idrosolubili, i chetoni non hanno bisogno di proteine trasportatrici per circolare nel flusso sanguigno; attraversano facilmente le membrane delle cellule e riescono anche a superare la barriera emato-encefalica (13). I chetoni, infatti, sono il frutto di un ingegnoso adattamento biologico per offrire al corpo e al cervello un carburante di cruciale importanza nei sopravvivere senza cibo solo un paio di settimane. In passato si credeva che l’unico carburante utilizzato dal cervello fosse lo zucchero e ancora oggi molti medici e numerose associazioni professionali sposano questa vecchia teoria, anche se sono trascorsi cinquant’anni da quando George Cahill dimostrò che era infondata (14). La verità è che il corpo è finemente congegnato per dare carburante al cervello, perché il cervello consuma il 20 per cento delle calorie ingerite. Quando il cervello effettua il passaggio alla combustione dei grassi, la possibilità di sopravvivenza senza cibo passa da due settimane a più di un mese. Il periodo di digiuno più lungo per un essere umano è stato di un anno e diciassette giorni: solo l’efficacia dei chetoni permette un’impresa così straordinaria. I chetoni sono un elemento importante della TMM, perché la loro presenza indica che stai bruciando i grassi invece degli zuccheri come carburante principale. Esistono diversi tipi di chetoni: l’acetoacetato, un precursore delle altre due forme di chetoni, che viene espulso con le urine; il beta-idrossibutirrato (BHB), il chetone più abbondane nel corpo, che circola nel sangue e viene utilizzato per ricavare energia; l’acetone, che viene esalato con la respirazione.

I chetoni: eroi o malfattori?

Purtroppo ancora oggi c’è molta confusione sui chetoni, anche tra gli addetti ai lavori. La confusione riguarda la differenza tra la chetosi nutrizionale e la chetoacidosi diabetica. Anche se entrambe hanno la radice cheto-, queste parole indicano due stati metabolici completamente diversi. La chetosi nutrizionale si raggiunge quando il corpo entra nello stato di combustione dei grassi. È una maniera sana di creare le condizioni di cui il corpo ha bisogno per mantenersi in salute e invecchiare bene. Nella chetosi nutrizionale, i livelli di chetoni nel sangue di solito si aggirano tra gli 0,5 e i 3 millimoli per litro; raramente superano i 6 o gli 8 millimoli per litro. Anche i livelli di glucosio si attestano su valori salutari che non superano i 70 milligrammi per decilitro. Sul versante opposto, la chetoacidosi diabetica è il grave sintomo di un diabete incontrollato e può essere fatale se non viene curata nel modo giusto. Nella chetoacidosi diabetica i livelli di chetoni nel sangue di solito superano i 20 millimoli per litro. Ma il vero pericolo della chetoacidosi diabetica è rappresentato da livelli di glucosio molto alti, che si aggirano intorno ai 250 milligrammi per decilitro e possono addirittura superare i 400 milligrammi per decilitro! Ne consegue un’acidosi metabolica acuta e una grave disidratazione secondaria che richiede un trattamento medico intensivo. La chetoacidosi insorge con il diabete di tipo 1 perché con questa malattia i livelli d’insulina sono molto bassi. Siccome è necessaria l’insulina per sopprimere la produzione di glucosio nel fegato, il fegato continua a produrne anche in assenza di cibo. Gli alti livelli di glucosio dovrebbero arrestare la produzione di chetoni, ma anche in questo caso la mancanza d’insulina implica che non viene inviato il segnale per cessare la produzione di chetoni. E siccome è disponibile una grande quantità di glucosio, il cervello non utilizza i chetoni come carburante. Perciò i chetoni si accumulano e causano un’acidosi metabolica. Viceversa, nella chetosi nutrizionale, a meno che il corpo non stia digiunando da molto tempo, c’è ancora una quantità d’insulina sufficiente per sopprimere la produzione di glucosio nel fegato. Quando riduci l’assunzione di carboidrati, i livelli di glucosio calano e il cervello brucia i chetoni prodotti dall’organismo, quindi i livelli non si alzano mai più del dovuto. È l’effetto simultaneo dei livelli molto alti di chetoni, dei livelli molto alti di glucosio e della disidratazione che causa i gravi problemi metabolici associati alla chetoacidosi diabetica. Questa condizione non può verificarsi con la chetosi nutrizionale, eppure molti medici convenzionali sono ancora inchiodati a questa visione datata. Il dottor Atkins fu il primo medico a presentare al pubblico la chetosi come un effetto auspicabile della riduzione dei carboidrati, ma all’epoca l’espressione “chetosi nutrizionale” non era ancora stata coniata. A causa della confusione terminologica e della demonizzazione dei grassi, il dottor Atkins incontrò forti resistenze all’uso del termine nei suoi libri ed è per questo motivo che finì per enfatizzare la riduzione dei carboidrati nella sua dieta invece dei benefici prodotti dalla combustione dei grassi. Da allora le ricerche hanno chiarito la differenza tra l’impatto dei grassi malsani e quello dei grassi sani sull’organismo. Numerosi studi confermano i benefici della chetosi nutrizionale sul metabolismo e uniti alle testimonianze delle persone che hanno sperimentato questi benefici, stanno iniziando a dipanare la confusione sull’argomento. Grazie a essi molti terapeuti e medici convenzionali fino a poco tempo fa disinteressati alle questioni nutrizionali, si stanno aprendo all’uso di questi interventi sull’alimentazione.

Dr. Joseph Mercola “Trasforma il grasso in energia”

13] B. J. Van Lenten et al., “Lipid-Induced Changes in Intracellular Iron Homeostasis in Vitro and in Vivo,” Journal of Clinical Investigation, 95, n. 5 (1995): 2104–10, DOI: 10.1172/JCI117898.
14] N. Stadler, R. A. Lindner, M. J. Davies, “Direct Detection and Quantification of Transition Metal Ions in Human Atherosclerotic Plaques: Evidence for the Presence of Elevated Levels of Iron and Copper,” Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology, 24 (2004): 949–54, DOI:10.1161/01.ATV.0000124892.90999.cb.

Fonte: https://successclubprofessional.com/2019/02/05/linfluenza-dei-chetoni/

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Perché produciamo i chetoni?

8 febbraio 2019 – Francesco Ciani – Naturopata

I chetoni furono scoperti solo alla fine dell’Ottocento, quando fecero il loro debutto poco onorevole nelle urine di persone affette da un diabete incontrollato (sotto forma di chetoacidosi diabetica) (15). Nell’arco di qualche decennio i ricercatori scoprirono che la produzione di chetoni aveva anche aspetti positivi. 

Dieta chetogena

Se assumiamo pochi carboidrati o se non ne assumiamo affatto, anche solo per un paio di giorni, il corpo riesce a convertire il grasso in chetoni. Questa flessibilità metabolica è uno dei fattori più importanti che consentono la sopravvivenza del genere umano; ci aiuta ad adattarci a un’ampia varietà di risorse alimentari. Oltre a permetterci di sopravvivere anche nei periodi in cui il cibo scarseggia, i chetoni offrono molti benefici importanti per la salute: 

Se le cellule bruciano i chetoni per ottenere energia, nel corpo si producono molti meno ROS rispetto a quando viene bruciato il glucosio. I chetoni sono un carburante più “pulito” del glucosio, per cui anche i danni ai mitocondri sono molto minori rispetto a quando il carburante utilizzato è il glucosio. Se effettui il passaggio alla combustione dei grassi (compresi i chetoni), riduci la quantità di zucchero disponibile per le cellule cancerose. Quindi riduci anche la quantità di ROS a cui le cellule sono esposte, diminuendo la probabilità che il cancro inizi a formarsi. Il tipo più abbondante di chetone, il beta-idrossibutirrato (BHB), svolge una varietà di funzioni nei processi di segnalazione che possono influenzare l’espressione genica (16). I chetoni svolgono un ruolo importante nel contenimento delle infiammazioni, perché riducono (sottoregolano) le citochine proinfiammatorie e aumentano (sovraregolano) le citochine antinfiammatorie (17). La struttura dei chetoni presenta una stretta somiglianza con quella degli aminoacidi a catena ramificata (BCAA), ma il corpo li preferisce rispetto ai BCAA. Questa caratteristica rende i chetoni straordinariamente efficaci nel risparmio delle proteine, perché essi consentono di consumare quantità inferiori di proteine pur mantenendo o addirittura aumentando la massa muscolare (18).  Inoltre, i BCAA sono un potente stimolatore delle vie di segnalazione molecolare della mTOR, una importante via metabolica che spesso è iperattiva negli stati patologici. Perciò, quando mantieni la chetosi nutrizionale, inibisci anche la mTOR, e la riduzione della sua attività si associa a un miglioramento della salute e a un incremento della longevità (19). (La mTOR ha anche un ruolo positivo, specialmente nei giovani, perché stimola la sintesi proteica nei muscoli. Infatti molti atleti agonistici e culturisti s’impegnano ad attivare questa via di segnalazione rinunciando ai benefici per la longevità che derivano invece dalla sua inibizione) (20). Le ricerche suggeriscono che i chetoni svolgono una funzione protettiva sulle cellule cerebrali esposte al perossido d’idrogeno, una sostanza molto presente nel cervello dei soggetti che soffrono di malattie neurodegenerative come la demenza e il morbo di Alzheimer (21). Tieni presente che quando i livelli di ferro sono alti, il perossido d’idrogeno si converte nel pericoloso radicale ossidrile, come vedremo nel Capitolo 5. Perciò i benefici dei chetoni si ottengono di più quando i livelli di ferro sono ottimali. I chetoni sovraregolano (incrementano) la biogenesi mitocondriale nel cervello (22) ciò significa che aiutano il corpo a migliorare la sua capacità di produrre più energia aumentando il numero di mitocondri. Dai riscontri aneddotici è emerso che in alcune persone il digiuno o il passaggio a una dieta a basso apporto di carboidrati genera una lieve sensazione di euforia; ciò suggerisce che in qualche misura i chetoni possono influire sull’esperienza del benessere (23). Nonostante questi benefici, la semplice produzione di chetoni in quantità sufficienti per essere ufficialmente in chetosi nutrizionale non è l’obiettivo primario della TMM. L’obiettivo della TMM è mantenere il corpo nella modalità di combustione dei grassi seguendo una dieta eccezionalmente salutare. È per questo motivo che non mi sentirai mai definire la TMM una “dieta chetogenica” – definizione spesso usata per riferirsi a diete a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto di grassi – perché questa espressione implica che lo scopo della dieta è produrre il maggior numero di chetoni possibile. La TMM non si limita a questo. Come ho detto, lo scopo della TMM è ottimizzare il funzionamento dei mitocondri, ridurre i danni dei radicali liberi e curare la causa primaria delle malattie. I chetoni sono un mezzo, non un fine.

15 M. Akram, “A Focused Review of the Role of Ketone Bodies in Health and Disease,” Journal of Medicinal Food, 16, n. 11 (November, 2013): 965–67, DOI:10.1089/jmf.2012.2592. 16 Ibid.
17 Phinney, Volek, The Art and Science of Low-Carbohydrate Living, 10.
18 Intervista a Jeff Volek, Ph.D., http://articles.mercola.com/…/…/01/31/high-fat-low-carbdiet- benefits.aspx consultato il 2 dicembre 2016.
19 J. C. Newman, E. Verdin, “β-hydroxybutyrate: Much More Than a Metabolite,” Diabetes Research and Clinical Practice, 106, n. 2 (2014): 173–81, DOI:
10.1016/j.diabres.2014.08.009.
20 A. Paoli et al., “Ketogenic Diet in Neuromuscular and Neurodegenerative Diseases,” BioMed Research International, 2014 (2014), DOI:10.1155/2014/474296.
21 M. A. McNally, A. L. Hartman, “Ketone Bodies in Epilepsy,” Journal of Neurochemistry, 121, n. 1 (2012): 28–35, DOI: 10.1111/j.1471- 4159.2012.07670.x.
22 J. Moore, Keto Clarity (Victory Belt Publishing, 2014), 58.
23 A. J. Brown, “Low-Carb Diets, Fasting and Euphoria: Is There a Link Between Ketosis and Gamma-hydroxybutyrate (GHB)?” Medical Hypotheses, 68, n. 2 (2007): 268–71, DOI:10.1016/j.mehy.2006.07.043.

Dr. Joseph Mercola “Trasforma il grasso in energia”

Fonte: https://successclubprofessional.com/2019/02/08/perche-produciamo-i-chetoni/