I carboidrati insulinici causano le malattie moderne

16 novembre 2018 – Francesco Ciani – Naturopata

Sarà difficile sentir dire da un medico che i carboidrati sono la base delle malattie moderne (praticamente tutte). Alcuni dottori ci diranno che ciò dipende dalla quantità di carboidrati ingeriti. Purtroppo, abbiamo stravolto la dieta ancestrale, trasformando la nostra alimentazione a base di grassi e proteine, in quella moderna a base di zuccheri. Il corpo è nato per funzionare con i grassi (lo ha fatto per milioni di anni), ma nonostante ciò, la classe medica non prende in considerazione queste evidenze scientifiche. D’altronde non si può immaginare che un cambiamento così estremo non comporti problemi e malattie. In questa parte del libro parleremo appunto della correlazione tra l’assunzione dei carboidrati insulinici (che attivano l’insulina) e le malattie moderne che affliggono l’uomo. 

L’obesità rappresenta più di altre, la malattia con la più evidente correlazione con i carboidrati. Infatti questa incredibile pandemia ha avuto inizio proprio dall’introduzione di tutti quei cibi considerati cibo spazzatura. Stiamo parlando delle bibite zuccherate, degli snack a base di patate, riso, mais, cereali o caramelle, cioccolatini. Che sommandosi al consumo di alimenti come pizza, pasta, riso e pane, ne hanno aumentato gli effetti nefasti, aumentando il numero dei picchi glicemici della giornata. Inoltre sappiamo che tutte le calorie assunte sotto forma di carboidrati insulinici, non vengono consumate dal nostro corpo, ma che al contrario le deposita nelle cellule adipose. Infine il calo glicemico (causato dall’insulina) ci induce a mangiarne di nuovo. Nel passato non c’era una disponibilità così immediata ed eccessiva di prodotti a così alto carico di glicemico ed inoltre ci si muoveva molto di più. Per questo, per quanto non idonei, i cibi non causavano l’insorgenza dell’obesità. Abbiamo visto che gli alimenti insulinici (a base di carboidrati) non stimolano la produzione dell’ormone colecistochinina, il quale ci induce la sensazione di sazietà, evitandoci così di introdurre più calorie di quelle di cui abbiamo effettivamente bisogno. Inoltre l’insulina induce i cali di leptina (successivi ai picchi), che a loro volta causano la produzione di grelina (ormone della fame). Sappiamo che gli sbalzi di leptina causano nel tempo un effetto chiamato leptino-resistenza, capace di diminuire l’effetto della leptina sulle cellule bersaglio. Ciò, da una parte influenza direttamente il funzionamento della tiroide (con l’effetto di far scendere il metabolismo del corpo) e dall’altra è la causa di una maggiore produzione di grelina (maggiore senso di fame). In effetti una maggiore presenza di cellule adipose, dovrebbe indurre il nostro corpo a non richiedere altro cibo (sentire la fame), mentre al contrario le persone obese (afflitte da leptino-resistenza) sono sempre affamate. Abbiamo inoltre approfondito come questi cibi inducono il nostro cervello a farceli desiderare con bramosia. Se a ciò aggiungiamo, la disponibilità e l’efficienza distributiva di come tali prodotti siano posti in vendita e di quali budget milionari dispongano le catene distributive e le multinazionali per indurci ad acquistarli, è facile immaginare perché tanta gente stia diventando obesa. D’altronde dove nasce un bisogno, c’è sempre qualcuno pronto a soddisfarlo.

L’ipercortisolemia ed i carboidrati insulinici

Il cortisolo è un nostro grande alleato, ma il consumo dei carboidrati insulinici lo hanno trasformato in nemico da contrastare. I carboidrati sono dei promotori incessanti della produzione di tale ormone, svolgendo in tal senso un’azione diretta e  una indiretta. L’azione diretta si riferisce al compito del cortisolo di ripristinare la quantità minima di glucosio nel sangue (0,8 g/lt). Difatti come abbiamo già detto, l’intervento dell’insulina (a seguito di un pasto a base di carboidrati) causa inevitabilmente un calo glicemico (successivo al picco). Quindi ogni qual volta attiviamo l’insulina promuoviamo successivamente l’intervento del cortisolo. L’azione indiretta si riferisce al compito del cortisolo di contrastare tutte quelle patologie promosse dall’assunzione dei carboidrati: l’infiammazione cronica, l’infiammazione intestinale (Sibo), le malattie autoimmuni (ad esempio artrite reumatoide), infiammazione causata dal tessuto grasso (morte degli adipociti). Inoltre un’alimentazione ricca di zuccheri (che porta con sé i problemi delle glicotossine, della permeabilità intestinale, dei radicali liberi, della candida, etc.) conduce nel tempo all’infiammazione silente e cronica, un’altra causa della produzione eccessiva di cortisolo. Questo ormone non è in grado di fermare l’infiammazione cronica ma solo tenerla a bada. Ciò significa che le infiammazioni nel tempo, tenderanno ad aumentare (perchè non vengono mai eliminate) causando un incremento costante di cortisolo.

Fonte:https://successclubprofessional.com/2018/11/16/i-carboidrati-insulinici-causano-le-malattie-moderne/

I sistemi di regolazione del glucosio nel sangue

30 ottobre 2018 – Ciani Francesco

Come già saprete, il sangue veicola in tutte le cellule del nostro corpo le sostanze nutritive come i sali minerali, l’ossigeno, le vitamine, gli acidi grassi, il colesterolo (lipoproteine), l’acqua, il glucosio, etc. Altra incombenza del sangue è quella di trasportare via le scorie acide prodotte dalle nostre cellule, inviandole ad organi detti “emuntori” (esempio: polmoni e reni), che provvederanno alla loro eliminazione. Gli organi emuntori sono anche deputati alla produzione di nutrienti (vedi il colesterolo) ed alla loro eliminazione, in caso di quantità eccessive presenti nel sangue (ad esempio il sale). Infine ci sono gli “ormoni sentinelle”, i quali verificano che i livelli dei nutrienti non superino range (troppo alto o troppo basso) accettabili per il nostro metabolismo. 

Per quanto riguarda il glucosio, la nostra evoluzione ha costruito un sistema perfetto per mantenerne stabile il livello nel sangue, che ricordo essere di 0,8 grammi per litro. Sappiamo inoltre che il cervello è l’unico organo ad utilizzare il glucosio, consumandone circa cinque grammi ogni ora. Man mano che il sangue s’impoverisce di glucosio (perché consumato dai neuroni), il fegato svolge la funzione di valvola regolatrice, reintroducendo pari quantità di glucosio, ricorrendo alla sua riserva di 70 grammi. Tale deposito è reintegrato tramite due vie ben distinte: l’elaborazione del fruttosio e la gluconeogenesi (dalle proteine). Difatti quando mangiamo della verdura (3% circa) o della frutta (7% circa) il fruttosio contenuto in esse, pur essendo assimilato direttamente dai villi intestinali (ed immesso nel sangue come accade per il glucosio), per essere utilizzato dalle cellule necessita di una trasformazione chimica all’interno del fegato. Per cui, dopo aver subito tale trattamento, si trasforma in glicogeno, reintegrando a questo punto la riserva del fegato (se inferiore ai 70 grammi) o essere trasformato in trigliceridi. Il processo della gluconeogenesi è invece la trasformazione delle proteine in eccesso (oltre a quelle usate ai fini plastici) in glicogeno. Quando la riserva è completa, il fegato trasforma il glucosio in trigliceridi (formazione delle Ldl dal fegato) e quindi immessi nel flusso sanguigno per trasportare il grasso a tutte le cellule o in caso di eccesso calorico, consegnato alle cellule adipose. Anche per quanto riguarda l’attività fisica, se non eccessiva o errata, non modifica la quantità di glucosio nel sangue. Infatti le fibre muscolari di tipo 2 (fibre veloci e di potenza) utilizzano un loro speciale serbatoio di glucosio (circa 300 grammi); mentre le fibre di tipo 1 (fibre lente), utilizzano maggiormente il grasso. Per risolvere anche il problema di eventuali cali glicemici improvvisi, il nostro corpo può contare sul cortisolo, il così detto “ormone dello stress”. Questi è in grado di catabolizzare molto velocemente le proteine del nostro corpo (muscoli e matrice), trasformandole in glucosio (ripristinandone il giusto livello). Il corpo è in grado di gestire perfettamente il glucosio nel sangue e soprattutto, vista la sua pericolosità, è in grado di mantenerlo nei limiti di sicurezza di 0,8 grammi per litro sanguigno. Tutto questo è stato possibile finché l’uomo ha mantenuto l’alimentazione che lo aveva caratterizzato per milioni di anni. Come ben sappiamo, circa 10.000 anni fa, l’uomo ha scoperto l’agricoltura, introducendo nuovi cibi, i cereali. Vediamo come un evento epocale, abbia potuto modificare la nostra “via del fruttosio” sostituendola con la “via del glucosio”.

La via del glucosio

Abbiamo detto che quando mangiamo 100 grammi di pasta o di pane, l’80% del loro peso è costituito da amido, quindi dopo due ore di digestione, si trasforma in 80 grammi di zucchero. Il problema rivela due differenti sfaccettature. La quantità eccessiva ed un percorso diverso per l’assimilazione del glucosio. Abbiamo già detto che il fruttosio, pur essendo assimilato dai villi, per l’utilizzazione ha bisogno di essere processato dal fegato. Il glucosio (derivato da amidi e zuccheri semplici), assimilato dai villi intestinali e quindi immesso nel flusso sanguigno, non ha bisogno di essere processato nel fegato e quindi alza l’indice glicemico). Infatti dopo circa due ore di digestione, i villi intestinali immettono nel flusso sanguigno circa 80 grammi di glucosio contro una quantità di 4 grammi complessiva (0,8 grammi per 5 litri), normalmente presente. Stiamo parlando di 20 volte le quantità del glucosio previsto dal nostro metabolismo; considerando che con 20 grammi di glucosio nel sangue il corpo entrerebbe in coma diabetico (con conseguente morte). L’evoluzione ha previsto un meccanismo d’emergenza (salva vita), che il nostro corpo è in grado di attivare: parliamo dell’ormone dell’insulina.

Arriva l’insulina

A me piace paragonare l’insulina ad una squadra di pompieri. Perché come la squadra di emergenza è efficace per salvare la casa da un incendio, l’insulina salva la nostra vita, con altrettanta efficacia. Quello che non potete chiedere ai pompieri è di salvare il vostro mobilio ed i vostri elettrodomestici, inevitabilmente distrutti dall’utilizzo degli idranti. In qualche modo anche l’insulina non va per il sottile, creando dei problemi che possiamo considerare come danni collaterali. 
Il compito di quest’ormone non è quello di mantenere costante la quantità di glucosio nel sangue, ma di eliminarlo il più velocemente possibile ed utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione. Impariamo a conoscere questi strumenti: chiede al fegato di reintegrare la scorta di glucosio (70 grammi); stimola le cellule muscolari (fibre di tipo 2b, bianche) a prendere più glucosio possibile, tramite il carrier Glut induce il fegato alla produzione delle Vldl (che poi diventeranno Ldl, colesterolo cattivo) le quali trasporteranno gli acidi grassi alle cellule adiposeOrdina ai reni di trattenere il sodio che utilizzerà per costringere le cellule (ad esclusione dei neuroni e delle fibrocellule), tramite il meccanismo dell’osmosi, a far entrare lo zucchero all’interno del Citosol. Maggiore è la quantità di glucosio che entra nel sangue, maggiore sarà l’insulina prodotta dal pancreas, perché non possiamo rischiare di avere un picco maggiore di 1,4 grammi per litro. Purtroppo però maggiore è la quantità d’insulina prodotta, maggiore sarà il calo glicemico successivo. Il calo glicemico è molto pericoloso per i neuroni del cervello, perchè la penuria di zucchero potrebbe causarne la morte (recenti studi confermano il rapporto tra cali glicemici e la malattia di Alzheimer). Quindi quando ciò accade, il nostro cervello entra nel panico e riduce l’attività neuronale. Ci accorgiamo di quest’azione, perché dopo aver mangiato i carboidrati, percepiamo la necessità di fare un riposino. Il nostro corpo ha un altro ormone salva vita che è il cortisolo, il quale attivandosi velocemente, rialza il livello di glucosio, stimolando il fegato all’utilizzo della sua riserva. Se ciò non fosse sufficiente aggredisce le nostre proteine e le trasforma in glucosio (catabolismo muscolare e della matrice). Tali meccanismi salva vita, creati dall’evoluzione, erano attivati di rado nella vita paleolitica. Poteva per esempio accadere in caso di grandi mangiate di frutta (che contiene una parte di saccarosio, oltre al fruttosio), ma non sicuramente nelle proporzioni odierne (20 volte il limite). Se pensiamo alla dieta moderna, ci si rende conto che ad ogni pasto, attiviamo dei meccanismi che invece dovremmo utilizzare, solo in caso di emergenza. Pensiamo all’italiano medio, che ha l’abitudine di fare tre pasti e due spuntini a base di carboidrati. Ciò significa attivare per cinque volte al giorno questi ormoni, avendo per 10-12 ore (2-3 ore per ogni post pasto) al giorno, il nostro livello di glucosio a livelli eccessivi. Se considerate che la presenza di 1,1 grammi per litro è ritenuta come fase pre-diabetica e 1,25 come patologia diabetica, noi tecnicamente siamo in tale condizione per la metà della nostra giornata, senza esserne consapevoli. La nostra evoluzione ha creato una “via del fruttosio” ben precisa, impostata sull’alimentazione ancestrale, basata principalmente sul consumo di questo tipo di zucchero. Al contrario noi oggi, utilizziamo la “via del glucosio”, attivando continuamente l’insulina. È come continuare a dare fuoco alla nostra casa e richiamare ogni volta i pompieri.

 Fonte: https://www.rimedifitoterapici.it/2018/10/30/i-sistemi-di-regolazione-del-glucosio-nel-sangue/

Neurotrasmettitori: serotonina, dopamina, noradrenalina

4 ottobre 2018 – Francesco Ciani – Naturopata

I neurotrasmettitori aminoacidi hanno la funzione d’inibire o stimolare la membrana della cellula ricevente (postsinaptica), modificando la sensibilità della stessa a recepirli (amplificandone o spegnendone gli effetti).

Il rilascio del Gaba [1] nella fessura sinaptica determina una modificazione della membrana della cellula ricevente, rendendola refrattaria agli stimoli eccitatori, mentre l’acido glutammico svolge la funzione contraria.

I farmaci ansiolitici (contenenti benzodiazepine) si legano ai recettori della cellula ricevente (mutandone la forma), aumentandone l’affinità con il neurotrasmettitore e di conseguenza ampliandone l’effetto, ad insaputa della cellula trasmittente.

I neurotrasmettitori monoamine (serotonina, dopamina e noradrenalina) hanno la funzione di modificare l’umore, il carattere, l’aggressività, oltre a stimolare l’apparato respiratorio, cardiovascolare e molto altro.

Vediamo altre funzioni dei neurotrasmettitori in maniera più dettagliata.

La serotonina

La serotonina fa parte del gruppo delle indolamine, avendo come precursore il triptofano (un aminoacido essenziale) presente principalmente nel formaggio, nella carne, in alcune verdure e in misura minore nei cereali. La sua funzione è molteplice in quanto regola l’umore, induce al rilassamento, al piacere ed al benessere, interagisce con il ciclo sonno-veglia, stimola l’interesse sessuale, aumenta la sensibilità al dolore e condiziona l’aggressività. La serotonina interessa anche il sistema cardio-circolatorio, l’apparato respiratorio, regola l’attività gastrointestinale (la sua mancanza provoca stitichezza o la presenza eccessiva: diarrea) e la temperatura corporea. È implicata nelle emicranie e nelle cefalee, provocate dalla sua assenza. L’alimentazione è molto importante per regolare la quantità di serotonina nelle cellule nervose: i cibi ad alto e medio carico glicemico, attivano l’insulina, la quale aumenta in maniera eccessiva la quantità di triptofano trasportato all’interno del neurone a discapito anche degli altri neurotrasmettitori (inibizione). È per tale motivo che ingerendo cibi ricchi di zuccheri e carboidrati avvertiamo una sensazione di appagamento e di buon umore. I farmaci antidepressivi (uno dei più famosi è il Prozac) hanno la capacità d’inibire la ricaptazione della serotonina (il neurotrasmettitore rimane attaccato alla membrana della cellula ricevente), riuscendo a lasciare attivo il segnale chimico (mantenendo uno stato di rilassamento e di buonumore).

La dopamina e la noradrenalina

La dopamina fa parte del gruppo delle catecolamine ed ha come precursori gli aminoacidi tirosina e fenilalanina, presenti nella carne, nel pesce, nei formaggi, nelle uova e nelle verdure. La sua funzione è molteplice ed interagisce con la nostra parte emozionale. Essa crea le sensazioni di soddisfazione, gratificazione sessuale, motivazione (o della punizione), stimolando l’attenzione, la memoria e l’apprendimento (legato al lavoro), il comportamento, la cognizione ed il movimento volontario. Agisce sul sistema simpatico (sistema nervoso autonomo), causando l’aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco.

La noradrenalina ha una funzione specifica nel predisporre il nostro corpo ad uno stato di attenzione (“combatti o scappa”), aumentando l’attività del cervello, il numero dei battiti cardiaci, la pressione arteriosa, la mobilitazione degli zuccheri, la vasodilatazione dei bronchi e la predisposizione al rilascio dell’adrenalina.

Questi due neurotrasmettitori sono regolati dalle cellule del nostro cervello, in base alla necessità, aumentando esponenzialmente con l’attivazione del cortisolo, il quale inibisce l’accesso del triptofano nelle cellule del cervello (abbassando in tal modo la serotonina).

Il giusto equilibrio tra i neurotrasmettitori 

L’aumento incontrollato delle malattie mentali (ansia, depressione, schizofrenia, disturbo bipolare), che oramai coinvolge il 25% della popolazione italiana, è dovuto ad una mancanza di equilibrio tra i vari neurotrasmettitori. Il cervello è in grado di utilizzare la serotonina, la dopamina e la noradrenalina, in base alla loro funzione specifica, come fossero delle leve con le quali governare il corpo. Purtroppo però, la nostra alimentazione (lontana da quella ancestrale) ed il nostro stile di vita, hanno compromesso tale strumento di comando a disposizione dell’organismo, trasformandolo al contrario, in un sistema inefficiente ed autodistruttivo. Pertanto un’alimentazione a base di carne, pesce, frutta e verdura, offrirebbe alle cellule del cervello, la giusta quantità di aminoacidi necessari per produrre le quantità ottimali di neurotrasmettitori ed in particolare, senza creare un sistema di antagonismo tra la serotonina e gli altri due neurotrasmettitori, dopamina e noradrenalina.

Fonte:https://successclubprofessional.com/2018/10/04/asse-intestino-cervello-3/

[1] L’acido gamma-amminobutirrico (GABA) è un amminoacido non essenziale prodotto naturalmente nel nostro organismo a partire dalla glutammina. E’ il principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale. Causa l’apertura dei canali del Cloro, determinando iperpolarizazzione di membrana e riduzione del potenziale d’azione a livello pre-sinaptico con conseguente riduzione del grado di eccitazione del neurone post-sinaptico. L’inibizione dei segnali elettrici indotta dal GABA provoca inibizione della tensione muscolare del viso riducendo le rughe di espressione e le linee profonde localizzate sulla cute. (Fonte https://www.my-personaltrainer.it/Cosmesi/Ingrediente/Aminobutyric_Acid.html)

La melatonina

22 ottobre 2018 – Ciani Francesco – Naturopata

La melatonina è una molecola naturale prodotta dalla ghiandola pineale (epifisi), allocata nell’encefalo, a forma di pigna (di 5/9 millimetri di altezza). È una molecola antichissima (la sua evoluzione risale a 3 miliardi di anni fa) ed è presente in qualsiasi organismo (animale o vegetale), nella stessa struttura molecolare e regola il ritmo circadiano (l’alternarsi del giorno e della notte inducono variazioni dei parametri vitali).

Approfondimento tecnico

La ghiandola pineale è sincronizzata con i ritmi circadiani, modificandosi in base alle variazioni di luminosità del giorno e della notte o al cambio di stagione. Il precursore della melatonina è il triptofano (un aminoacido essenziale, d’assumere per via alimentare), trasformato in serotonina per opera dell’enzima idrossindolo-metil-transferasi (Homt), presente nella ghiandola pineale. La sua secrezione inizia con l’oscurità (livello iniziale da 5 picogrammi/ml), aumentando da 20 a 30 picogrammi/ml fino alle ore 20; superando i 30 picogrammi/ml nella notte. Il picco di 60/70 picogrammi/ml è raggiunto dalle 2 alle 3 del mattino. I livelli di melatonina tornano poi a scendere fino alle 7 del mattino.

La sua funzione principale è quella di regolare la presenza degli altri ormoni (cortisolo, Gh, testosterone, etc.) rendendo possibile il fenomeno della riparazione tessutale del nostro corpo. La melatonina accompagna il nostro sonno nella fase Rem (quello profondo), inibisce il cortisolo e stimola la produzione dell’ormone del Gh e del testosterone. Senza tale azione il nostro corpo perderebbe la sua funzione di riparazione, compresa quella cellullare e del Dna che subisce 10.000 insulti al giorno, da parte dei “radicali liberi”. Tali complessi meccanismi sono stati oggetto di studio da parte di molti ricercatori, tra i quali ricordiamo il dottor Pierpaoli che esamina gli effetti della melatonina da oltre 30 anni. 

La melatonina ha molte altre funzioni. La melatonina è considerato un potente antiossidante con azione scavenger (pulizia) nei confronti dei radicali liberi, più efficace delle vitamine C, E e del Beta-carotene. La sua azione protettiva è rivolta alle membrane cellulari, alle lipoproteine Ldl (contro l’ossidazione), alle cellule dell’endotelio arterioso, ai neuroni celebrali (contro l’ischemia, dovuta a stress o alcool). La melatonina è utilizzata per alleviare i disturbi dovuti al cambio di fuso orario (sindromeda jet lag) migliorando l’adattabilità dei propri ritmi biologici all’ora locale. La melatonina è utilizzata per migliorare i sintomi della menopausa. Difatti in associazione con il progesterone inibisce l’ovulazione. Studi clinici hanno confermato che livelli buoni di melatonina nel flusso sanguigno durante le ore notturne, diminuiscono le possibilità d’infarto e di morte improvvisa. Tale effetto è dovuto alla sua azione vasodilatatrice (contrasta i radicali liberi che inibiscono l’ossido nitrico) ed antiaggregante piastrinica. Ha la capacità di aumentare il metabolismo dei grassi (riduzione di colesterolo). La melatonina rafforza anche il nostro sistema immunitario (inibendo il cortisolo). Difatti durante il picco delle 2-3 di notte, è stato riscontrato un aumento significativo delle cellule del sistema immunitario. Risulta efficace contro i microbi, i virus e le cellule neoplastiche. Alcuni ricercatori dell’Ospedale Oncologico di Milano hanno dimostrato l’attività inibitoria della melatonina sulla crescita delle cellule tumorali del cancro alla prostata. Nell’Università di New Orleans è stata riscontrata un’azione inibitoria anche verso altri tipi di neoplasie, quali il cancro ai polmoni, all’utero ed alle mammelle. La melatonina prolungherebbe anche la sopravvivenza dei malati terminali (migliorando nel contempo la qualità della vita). Difatti da esperienze riportate dal professor Paolo Lissoni responsabile della divisione Oncologica dell’Ospedale di Monza, l’utilizzo della melatonina ha aumentato del 16% le regressioni tumorali (di solito incurabili) su tumori gastrointestinali, polmonari e nei mesoteliomi. Somministrata durante la chemio e la radio terapia, ha ridotto gli effetti collaterali, di solito devastanti. Per dovere di cronaca va detto che il professor Di Bella, per primo indagò sull’azione antitumorale della melatonina ed infatti la inserì nel suo protocollo di cura.

Promotori della  melatonina

Per produrre l’ormone della melatonina abbiamo bisogno di triptofano. Se non lo assumiamo costantemente e soprattutto durante la cena, non potremmo produrre tale ormone per la notte. Ciò significa che dobbiamo inserire nella nostra alimentazione alimenti quali carne, pesce, uova e formaggi, i più ricchi di triptofano. Un’altra via molto efficace è quella dell’assunzione esogena sotto forma d’integratori di melatonina. Si consiglia il tal senso di assumerli prima di coricarsi.

Diminuzione della melatonina

Come per ogni ormone, il peggior nemico della melatonina è l’età. La ghiandola pineale con il passare degli anni tende a calcificarsi, causando già a 45 anni, circa il 50% di minore produzione di melatonina. Il calo raggiunge addirittura l’80% superati 70 anni di età. Un altro nemico giurato dell’ormone melatonina è il cortisolo (chiamato “ormone dello stress”). Solo quando il cortisolo cala nel sangue a livelli basali, la ghiandola pineale può secernere la melatonina. Lo stress, i pensieri ricorrenti prima di dormire, impediscono di attivare la melatonina e dormire sonni profondi. Un ulteriore nemico della ghiandola pineale è la luce. Difatti quando dormiamo davanti al televisore o semplicemente con delle luci in camera da letto, non attiviamo la melatonina, disertando l’appuntamento con un sonno ristoratore(si consiglia di coprire anche le luci a led, ad esempio quelle delle radiosveglie). Altri inibitori della melatonina sono l’alcool, il fumo, il caffe.

Fonte: https://successclubprofessional.com/2018/10/22/la-melatonina/

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“La scoperta dell’orologio biologico della vita” di Walter Pierpaoli

La storia di Emmy

La mia prima suocera Emmy Hugly, che vive a Horw vicino a Lucerna in Svizzera, ha compiuto 96 anni, in perfetta salute e libera dal Parkinson da oltre 20 anni e con nessuna intenzione di rassegnarsi (a sentirsi decrepita)!  La sua storia è narrata brevemente nella “Fonte della Giovinezza”  (Rizzoli Editore, Milano, traduzione italiana del bestseller mondiale “The Melatonin Miracle”, Simon & Schuster, New York, 1995) (1). Emmy corre ogni giorno a fare le spese e quando festeggiamo i suoi compleanni, le piace molto ballare, suonare il  piano e cantare. Io la visito di tanto in tanto e registro sia le sue condizioni di salute che il suo comportamento con una videocamera. Emmy sarebbe felice di ricevere visitatori e giornalisti in casa sua. Essi sarebbero ricevuti entusiasticamente! Emmy preparerà per loro del tè eccellente e lo servirà senza tremori e guizzi alle mani, come sarebbe stato 20 anni fa, quando Emmy soffriva di un Parkinson grave e in rapido peggioramento. Emmy è certamente la persona che, nel mondo, ha assunto la melatonina più a lungo di chiunque altro. Ha iniziato nei primi anni ottanta dell’ultimo secolo, quando le raccontai dei miei esperimenti con topolini senescenti e come la somministrazione notturna di melatonina nell’acqua da bere producesse un sorprendente ringiovanimento, che si traduceva poi in un ritardo dell’invecchiamento e conseguente prolungamento della loro vita. Emmy mi chiese subito di dare anche a lei “le pillole” ed ha poi seguito religiosamente la mia prescrizione su come e quando assumerle. Preparai io stesso per lei in laboratorio capsule di melatonina purissima da 3 milligrammi. Naturalmente Emmy assume ora la mia studiatissima formulazione, la  magica Melatonina Pierpaoli con zinco e selenio, come una specie di “rito serale” prima di coricarsi. Gli accaniti e avvelenati avversari dell’innocente melatonina dovrebbero farle visita prima che il programma della loro vita sia giunto a termine! Naturalmente la lezione che possiamo trarre da Emmy è ciò che ho ripetuto molte volte a mò di “grido nel deserto” in numerose Conferenze Internazionali (3-5): possiamo notare una inversione del processo di invecchiamento nei topolini, che vivono da due a tre anni, nel giro di sei mesi, ma per poterlo verificare negli uomini dobbiamo ovviamente attendere più a lungo! Nell’uomo, come posso oggi notare, il rallentamento dell’invecchiamento o la sua inversione sono drammaticamente evidenti dopo 5 o 10 anni! Fortunata lei, Emmy non ha voluto attendere il permesso degli “Organi di Controllo” in Svizzera prima di iniziare ad assumere melatonina; lei voleva semplicemente vivere più a lungo e senza la sgradita compagnia del signor Parkinson! Secondo i principi espressi dal grande antropologo americano Ashley Montagu nel suo famoso libro “Crescere Giovani” (6), Emmy è l’esempio emblematico vivente di una persona “neotenica” (che mantiene la sua giovanilità), nata giovane per rimanere giovane fino alla morte, l’opposto di una tipica personalità “necrofila”, di una persona depressa e negativa, nata vecchia e permanentemente vecchia e senescente fino alla “liberazione” della morte. Penso che ognuno di noi ne conservi esemplari anche nella propria famiglia! Ovviamente ora in molti seguono il virtuoso esempio di Emmy, guadagnando nuova vitalità ogni giorno, mese e anno. L’invecchiamento è semplicemente un programma neuro-ormonale del cervello! Infatti: il mantenimento della ciclicità (ritmi) ormonale diretti dall’asse ipotalamo-ipofisi-epifisi (i ritmi giorno-notte o circadiani, lunari e stagionali) e la loro costante sincronizzazione con le variabili delle leggi planetarie è la base essenziale della salute e della vita! Ogni istante della nostra vita giornaliera è completamente regolato e condizionato dalla ciclicità solare e lunare, dalla fertilizzazione dell’uovo fino all’ultimo respiro o battito cardiaco. Poiché ogni espressione di vita biologica  sul nostro pianeta è conformata e associata inestricabilmente alla periodicità solare e lunare, non ci si deve meravigliare che la sua evoluzione e il suo deterioramento, rappresentati chiaramente dalla nostra crescita, maturità, fertilità e finalmente dall’invecchiamento e dalla morte, sia governata da regole (programmi) estremamente dominanti in quanto programmati geneticamente. Questo aspetto è ampiamente rappresentato dalla dimostrazione che gli ormoni che regolano la fertilità e la riproduzione, sono gli stessi che controllano e regolano la capacità immunitaria! Ma la dominanza del sistema conferisce la priorità alla fertilità e alla procreazione, in quanto in tal modo la Natura garantisce la sopravvivenza di una specie (7). Mi sembra evidente che la logica inevitabilità di questo fatto si scontra con una illogica e ottusa opposizione di molti “dottori” e “scienziati”, sconcertati da una soluzione tanto chiara e inaspettata (1,2). Questa situazione costituisce per me un enigma, molto più misterioso che non la dimostrazione chiara e ineccepibile di un “orologio” che scandisce i tempi della vita e della morte nella ghiandola pineale! E in particolare la totale assenza di qualsiasi esperimento contrario da parte di quelli che criticano il mio lavoro scientifico! Si sa infatti bene che ogni tipo di critica è senza fondamento a meno che sia basata sulla ripetizione di esperimenti “dubbiosi”, replicati con i medesimi metodi e sulla loro pubblicazione in un giornale scientifico accreditato. C’è forse stato qualcuno che abbia replicato i miei esperimenti con la melatonina e il trapianto di pineale (8,9)? Credo proprio di no! Questo è un vero mistero del 20mo e 21mo secolo! Una tale domanda deve essere indirizzata in particolare a quei miei colleghi scienziati i quali, senza alcuna giustificazione di alcun tipo, hanno diffuso calunnie e false notizie nascondendosi dietro la cortina protettrice di “prestigiosi giornali” (10,11). Il loro comportamento deve essere condannato e reso pubblico perché i loro attacchi irrazionali e irresponsabili hanno causato un terribile danno a milioni di persone in tutto il mondo.

Perchè la melatonina prolunga la vostra vita?

La melatonina previene le malattie legate all’invecchiamento (auto-immunitarie, cardiovascolari, neurodegenerative e il cancro), ritarda il vostro invecchiamento e quindi automaticamente prolunga la vostra vita semplicemente impedendo e posticipando, se non bloccando totalmente, il progressivo deterioramento (perdità di sensibilità e quindi di risposta bidirezionale) del controllo centrale della regolazione ormonale ipotalamo-ipofisaria, come è stato descritto in modo straordinariamente preciso dal grande scienziato russo Vladimir M. Dilman (12). Tuttavia si deve capire che la melatonina non produce questi effetti direttamente, con meccanismo chimico o biochimico e tanto meno “ormonale”, ma piuttosto in modo brillante e fuori dalle “regole” biochimiche, mantenendo la funzione pineale giovanile! Infatti ci sembra ovvio che la somministrazione notturna di melatonina non fa altro che impedire che la pineale stessa la produca e quindi “lavori”. Ciò spiega anche perchè non esista un limite superiore di dosaggio in quanto, una volta raggiunti certi livelli fisiologici, la pineale viene “bloccata” e il resto viene eliminato per via renale. Questo spiega perché: meglio troppa melatonina che poca! Questo regolare ordine notturno “non lavorare” alla ghiandola pineale, non solo protegge il nostro orologio biologico o “direttore centrale ormonale”, ma produce persino un recupero della sua capacità di regolare e modulare la ciclicità ritmica (notte-giorno) ormonale, al punto tale che la ghiandola pineale riacquista le sue funzioni giovanili! Ciò è dimostrato in modo quanto mai significativo dai miei esperimenti nei quali una ghiandola pineale giovane trapiantata in un recipiente molto più vecchio produce un prolungamento della vita (o ritardo dell’invecchiamento) a dir poco drammatico (8, 9). Poichè la ghiandola pineale trapiantata è certamente incapace di produrre essa stessa la melatonina a causa del fatto che è stata dissociata dalle sue normali connessioni nervose, ovviamente  “l’orologio centrale della vita” è localizzato nella pineale stessa ma il suo meccanismo non dipende direttamente dalla melatonina! Infatti la pineale che invecchia perde la sua capacità di produrre il picco notturno di melatonina, e questo è un segno chiaro del suo stesso invecchiamento. Perciò abbiamo ora dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che la melatonina somministrata, schermando la pineale attraverso il suo effetto protettivo sulla pineale stessa (che quindi non ne produce e si “riposa”), mantiene semplicemente la capacità della pineale giovane di controllare il rilascio ciclico (giorno-notte) di tutti gli ormoni, e lo fa mantenendo e impedendo l’invecchiamento della pineale stessa (8,9,13). Quindi, la ghiandola pineale non solo è il nostro “orologio centrale”, ma anche induce attivamente il nostro invecchiamento nel corso della sua stessa vita, con i suoi programmi di “vita, invecchiamento e morte”, come da noi dimostrato (14,15). Sembra chiaro che i meccanismi che si sono evoluti geneticamente nella ghiandola pineale regolano il corso della nostra vita biologica e anche generano i segnali di”morte” alla fine del nostro “programma vitale uomo”. Ciò è dimostrato negli esperimenti descritti in un recente lavoro (15). Perciò i meccanismi fondamentali del nostro invecchiamento devono essere ricercati nella ghiandola pineale e nei suoi legami con l’intero reticolo neuro-ormonale nel cervello (16). Noi invecchiamo perché il nostro “reticolo pinealico” è “programmato” a deteriorarsi(12) e perciò noi dobbiamo usare la melatonina esogena notturna al fine di mantenere l’integrità del nostro “orologio pinealico” e prevenire così il corso tipico della sindrome dell’invecchiamento all’interno della ghiandola pineale. Solo la melatonina pura e naturale (anche se prodotta ovviamente per sintesi chimica) è in grado di proteggere la ghiandola pineale dall’invecchiamento programmato!

La protezione della pineale con la melatonina notturna previene tutte le malattie, cancro incluso!

La protezione della pineale con la melatonina notturna previene tutte le malattie, cancro incluso! Anche se può apparire stravagante a menti meno preparate, la risincronizzazione della ciclicità ormonale (o neuroendocrina che dir si voglia)  diretta dalla ghiandola pineale e il suo mantenimento mediante somministrazione notturna di melatonina, iniziando ad una età ancora giovanile (dai 30 ai 35 anni), manterrà inevitabilmente condizioni giovanili e impedirà l’insorgere di ogni tipo di malattia.Persino nelle condizioni stressanti della vita di oggi e l’impatto di un numero enorme di “aggressori” ambientali di ogni tipo sulla nostra integrità biologica, la melatonina  proteggerà il nostro sistema di “sorveglianza immunologica”, che consiste in una enorme varietà di cellule e fattori nel corpo che costantemente controllano e adattano il nostro corpo alle necessità contingenti. Il sistema immunitario è completamente dipendente e controllato dagli ormoni (17) e gli ormoni sono sotto l’assoluto e totale controllo del “reticolo pinealico”! Come è possibile immaginare l’insorgenza di malattie in una condizione di perfetto equilibrio immunologico? Ciò non significa affatto che noi possiamo curare tutte le malattie con la melatonina, ma possiamo tuttavia prevenirle tutte e quando siano malauguratamente apparse, possiamo elaborare rapidamente un potentissimo sistema di emergenza e di resistenza basato su una serie di agenti immunopotenzianti atti a “ripristinare l’orologio centrale” e renderlo capace di ritardare e persino di arrestare il corso di tutte le malattie, sia le malattie neurodegenerative (come il Parkinson, la sclerosi multipla ed altre), le malattie cardiovascolari di ogni genere e finalmente il cancro. Questo concetto olistico della medicina ha ora finalmente trovato la sua base biologica e l’evidenza clinica!

Un modello ovvio: la menopausa

Quando abbiamo condotto a Roma al Centro per la Menopausa della Clinica “Madonna delle Grazie” il primo studio clinico con 140 donne di età tra i 42 ed i 62 anni, mostrando che la melatonina, nel corso di soli sei mesi, è in grado di invertire l’invecchiamento del tratto riproduttivo delle donne, eliminare tutti i disturbi neurovegetativi, ricostituire la funzione tiroidea, riportare le gonadotropine ipofisarie a livelli giovanili e persino restaurare la funzione ciclica mestruale in donne in perimenopausa o in menopausa da anni (18), eravamo ingenuamente felici di poter annunciare la notizia a tutte le donne, purtroppo non a lungo! Con nostra grande sorpresa e disappunto, quattro diversi giornali scientifici che trattano il tema (Menopausa, Giornale Europeo di Ostetricia e Ginecologia, Il New England Journal of Medicine and finalmente Sterilità and Fertilità, tre degli Stati Uniti ed uno europeo) si rifiutarono di pubblicare i nostri risultati conseguiti attraverso un ineccepibile, faticoso e costoso lavoro clinico “doppio-cieco e randomizzato”. Le ragioni erano vaghe e disparate e un giornale ci fece attendere per un anno intero, chiedendo di apportare molti cambiamenti e aggiunte (cosa che facemmo) e alla fine dicendoci: non abbiamo spazio sufficiente! Ero un ingenuo: come potevo aspettarmi che tali giornali pubblicassero un lavoro che mostrava come la melatonina, una “semplice” ed economica molecola naturale, poteva sostituire e rendere inutili gli ormoni, ricostituendo e mantenendo poi una perfetta ciclicità ormonale nella donna? Infatti ora sono certo di sapere, in qualità di medico che si occupa di molte donne con ogni tipo di problemi mestruali e del tratto riproduttivo (ovaie, utero, mammelle),che la melatonina non è di per sé un ormone ma in realtà una specie di “regina di tutti gli ormoni”, che controlla e dirige l’intera “orchestra ormonale”. Questa impressionante storia mostra che i nemici della melatonina sono ovunque e che una vera scoperta si scontra con una feroce opposizione, ma per quanto.

La mia opinione sulla melatonina e la sua natura intrinseca

Dopo lunghe riflessioni e meditazioni sui possibili meccanismi della melatonina e sul suo ruolo in natura, ho maturato la convinzione che la melatonina possiede molti livelli di attività, che sono stati acquisiti nel corso dell’evoluzione. Come usava commentare il grande scienziato e Laureato Nobel Sir Peter Medawar, che ho avuto la fortuna di conoscere molti anni fa (si interessava molto di ormoni e immunità): “Non sono le molecole che cambiano, ma semplicemente l’uso a cui vengono adibite dalla Natura”. Ciò mi suggerisce che anche la melatonina, come le altre molecole che sto ora identificando oppure ho già trovato, posseggono certamente alcune attività di minor valore, come per esempio quella anti-ossidativa o  di effetti mediati tramite appositi recettori nel cervello ma, essendo la melatonina una molecola antichissima nell’evoluzione della vita sul nostro pianeta, la sua vera natura è totalmente sconosciuta e va oltre le nostre conoscenze. Essa si colloca in epoche remote all’origine della vita, quando la luce e l’oscurità crearono “l’orologio della vita” in una dimensione di grande mistero e fascino: “E la luce fu!”. La melatonina, grazie alla sua struttura ciclica, alla presenza di un gruppo acetile e di un gruppo metile, deve possedere potenziali bio-energetici misteriosi che siamo del tutto incapaci di percepire e di capire. E’ veramente la scintilla della Creazione! Perciò non ci si deve meravigliare se il suo ruolo ed effetti non possono essere separati e dissociati da un grande numero di “specialisti”, ma solo unificati da un biologo globale. In fondo, la morte ad una tarda età e senza malattie  e non ancora l’immortalità, sono il nostro fine ultimo!

La sfida suprema e la mia scommessa per il futuro

Cosa avverrà? Scommetto che solo un numero molto limitato di persone diverrà pienamente conscio del semplice “messaggio della melatonina” perché la complicazione della Natura e non la sua interpretazione logica è la moda corrente! Dato che il divario tra quelli che capiscono e gli ostinati (biechi e ciechi) oppositori si allarga ogni giorno di più, lasciamo che il tempo passi e vediamo cosa succede. Mi sento di dire che noi siamo ormai di gran lunga “oltre la melatonina”, in quanto la melatonina è riuscita ad illuminare la nostra mente, permettendoci di eludere la trappola riduzionistica della “scienza moderna”. Nello stesso tempo l’uso costante della melatonina che protegge la nostra pineale e prolunga la nostra vita priva di malattie, ci concede più tempo per capire e per applicare a persone gravemente ammalate, la benedizione della nostra Medicina Innovata, anche facendo uso di quelle molecole che emergono dopo miliardi di anni dalla “palude cerebrale” e che, come la melatonina, mantengono tuttora il potere curativo conferito loro da Madre Natura nel corso dell’evoluzione agli albori della vita. Non sono medicine, sono la vita stessa! Ma questa è un’altra storia …

References

1)  W. Pierpaoli  &  W. Regelson, with Carol Colman:The Melatonin Miracle.
Nature’s Age-Reversing, Disease-Fighting, Sex-Enhancing Hormone”. Simon & Schuster,New York, 1995 (tradotto in 17 lingue).

2)  W. Pierpaoli & Pippo Zappulla: 120 and Longer, Average. Vivere Bene, Invecchiare Giovani e Morire Sani. Chrono-Med, Collana Arcadia, Brescia, Italy, 2003.

3)  W. Pierpaoli & N.H. Spector, Editors: Neuroimmunomodulation: Interventions in Aging and Cancer. First Stromboli Conference on Aging and Cancer. Ann. N.Y. Academy
Sci., 521, 1988.

4)  W. Pierpaoli & N. Fabris, Editors: Physiological Senescence and its Postponement: Theoretical Approaches and Rational Interventions. Second Stromboli Conference on Aging and Cancer. Ann. N.Y. Acad. Sci., 621, 1991.

5)  W. Pierpaoli, W. Regelson & N. Fabris, Editors. The Aging Clock. Third Stromboli
Conference on Aging and Cancer. Ann. N.Y. Acad. Sci. 719, 1994.

6)  A. Montagu: Growing Young. McGraw-Hill Book Company, New York, 1983.

7)  W. Pierpaoli:  Integrated Phylogenetic and Ontogenetic Evolution of Neuroendocrine and Identity-Defence, Immune Functions. In: Psychoneuroimmunology (R. Ader, Editor), Academic Press, New York, pp. 575-606, 1981.

8)  W. Pierpaoli, A. Dall’Ara, E. Pedrinis  &  W. Regelson: The Pineal Control of Aging.The Effects of Melatonin and Pineal Grafting on the Survival of Older Mice. Ann. N.Y. Acad. Sci. 621, 291, 1991.

9) W. Pierpaoli & W. Regelson: Pineal Control of Aging: Effect of Melatonin and Pineal Grafting on Aging Mice. Proc. Natl. Acad. Sci. USA, 91, 787, 1994.

10)  F.W. Turek: Melatonin Hype Hard to Swallow. Nature 379, 295, 1996.

11)  S.M. Reppert & D.R. Werner: Melatonin Madness. Cell 83, 1050, 1995.

12)  V. M. Dilman: The Law of Deviation of Homeostasis and Diseases of Aging.
H.T. Blumenthal, Editor. John Wright PSG, Inc. Boston, 1981.

13)  W. Pierpaoli & V.Lesnikov: Theoretical Considerations on the Nature of the Pineal
“Aging Clock”. Gerontology 43, 20, 1997.

14)  W. Pierpaoli: The Pineal Gland: a Circadian or Seasonal Aging Clock? (Editorial)
Aging 3, 99, 1991.

15)  W. Pierpaoli & D. Bulian: The Pineal Aging and Death Program. I. Grafting of Old Pineals in Young Mice Accelerates their Aging. J. Anti-Aging Med. 4, 31, 2001.

16)  W. Pierpaoli & G. Maestroni: Neuroimmunomodulation: some Recent Views and Findings. Int. J. Neurosci. 39, 165, 1988.

17)  W. Pierpaoli, H.G. Kopp, J. Mueller  &  M. Keller:  Interdependence between neuroendocrine programming and the generation of immune recognition in ontogeny.Cell. Immunology 29, 16, 1977.

18)  P. Bianchi, W. Pierpaoli, D. Bulian, & E. Ilyia:  Effects of Melatonin in Perimenopausal and Menopausal Women: a Randomized and Placebo-Controlled  Study. Exp. Gerontology 36, 297, 2001.

http://drpierpaoli.ch/ITA/La-Scoperta-dell-Orologio-Biologico-della-Vita-54cc2200

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Invecchiamento

L’invecchiamento è un programma ormonale-neuroendrocrino preciso, geneticamente determinato ed unico per ogni specie, situato nel “reticolo pineale”, vale a dire nelle strutture nervose del cervello e del sistema nervoso periferico che regolano la sintesi e la secrezione sincronica circadiana (giorno-notte), ritmica-oscillatoria di tutti gli ormoni, dei neuropeptidi e di ogni altra molecola endogena del corpo che segue strettamente i ritmi solari planetari.Il “programma invecchiamento”, similmente a quello della crescita, della pubertà e della fertilità, segue un tragitto che è indipendente dalle cosiddette “malattie dell’invecchiamento”. Infatti, l’espressione delle malattie tipiche della senescenza come ad esempio la “sindrome metabolica X” (“il quartetto letale”, vale a dire ipertensione, iperglicemia, ipercolesterolemia e adiposità viscerale) non dipendono e non sono una conseguenza dell’invecchiamento stesso, ma piuttosto di una alterazione e de-sincronizzazione della ciclicità ormonale diurna e notturna, prodotta da malattie e dai fattori endogeni ed esogeni che alterano e appiattiscono i ritmi ormonali giovanili (fattori di stress psichici e sociali, tendenza ereditaria ad alterazioni enzimatiche e metaboliche, infezioni batteriche e virali acute e croniche, abitudini e carenze alimentari, condizioni di vita ambientale, agenti tossici, contaminazioni, radiazioni varie, eccetera). Pertanto, se l’invecchiamento è un evento ormonale programmato, il programma può certamente essere modificato e invertito mediante un strategia di ri-programmazione! Tale intervento richiede una conoscenza della biologia fondamentale dell’invecchiamento. Abbiamo mostrato che replicando ed imitando il picco notturno della melatonina pinealica mediante la sua somministrazione notturna, siamo in grado di ritardare l’invecchiamento e le malattie che l’accompagnano. Tuttavia la melatonina non è il rimedio finale degli interventi anti-invecchiamento. Il trapianto della pineale da un animale giovane a uno vecchio produce infatti effetti di ringiovanimento molto più pronunciati della melatonina. Tali effetti non dipendono certamente dalla produzione di melatonina della ghiandola pineale trapiantata! Altre molecole riproducono più rapidamente gli effetti anti-invecchiamento della melatonina. Perciò noi crediamo che lo scopo della melatonina sia quello di proteggere la pineale dall’invecchiamento e di mantenere la pineale in grado di produrre altre molecole che possono risintonizzare rapidamente ai valori giovanili “l’orologio ciclico ormonale”. L’evidenza più drammatica sulle capacità della melatonina nella prevenzione dell’invecchiamento e nel prolungamento della ciclicità ormonale deriva da studi clinici recenti da noi condotti in donne nella perimenopausa. La melatonina ricostituisce infatti rapidamente la ciclicità ed i livelli giovanili delle gonadrotropine ipofisarie LH e FSH, e corregge l’ipotiroidismo latente che è sorprendentemente presente nelle donne in perimenopausa. Le donne più giovani (da 42 a 52 anni) reagiscono più rapidamente che non le donne più anziane (da 55 a 62 anni). Questi risultati costituiscono sicuramente una pietra miliare nella storia della medicina anti-invecchiamento. Esiste anche evidenza clinica che la melatonina da sola e ancor meglio in associazione a elementi minerali-traccia come zinco, selenio e ad un numero di molecole naturali, riesce a prevenire e anche a curare una varietà di malattie come ad esempio: la sindrome metabolica X (vedi sopra), le infezioni virali, le malattie auto-immunitarie e migliora la terapia dei tumori. Quindi “risincronizzando la ciclicità dell’orologio ormonale” si ottiene una ricostituzione permanente della sorveglianza immunologia e il mantenimento della salute e dell’integrità biologica del corpo. Abbiamo quindi svelato le basi sulle quali la Natura e l’evoluzione hanno costruito e mantengono l’integrità biologica di ogni essere vivente. La base della salute è quindi il mantenimento di una ciclicità ormonale giovanile!

 Fonte: http://drpierpaoli.ch/ITA/Invecchiamento-b63a4600

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La melatonina non è un ormone!

Era indubbiamente un errore dall’inizio definire la melatonina come un «ormone» dato che questa classificazione fuorviante ha generato una serie di bugie atte a confondere il pubblico sulla vera natura della nostra scoperta. Infatti le ovvie ragioni per le quali la melatonina non può essere definita un ormone «classico»  e tanto meno «pericoloso» sono le seguenti:

1) La melatonina viene sintetizzata, non solo nella pineale, ma anche in numerosi altri organi e tessuti come, per esempio, la retina, la mucosa intestinale, nei megacariociti, nelle piastrinee nei roditori, nelle ghiandole Harderiane, tutti questi tessuti che non possono essere definiti come tipiche «ghiandole endocrine».

2) Dopo la pinealectomia (rimozione chirurgica della pineale), la melatonina circolante non scompare  come quando vengono rimosse le ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide, surrenali, gonadi).

3) Non esiste alcun «fattore di rilascio» (releasing factor) per la melatonina come quelli trovati e anche usati per tutti gli ormoni classici.

4) Recettori con maggiore o minore affinità per la melatonina e «binding sites» sono stati evidenziati e trovati in una tale varietà di cellule (su membrane e nel citoplasma) e tessuti del corpo che la loro natura di «recettori ormonali specifici» per la melatonina su cellule bersaglio ben definite è impossibile da dimostrare,  data la loro diffusione ubiquitaria.

5) La melatonina, anche se somministrata a dosi enormi di grammi al giorno per via orale (in un vecchio esperimento nell’uomo ne sono stati somministrati anche 6,6 grammi al giorno per 35 giorni !), non ha provocato nessun danno o effetti collaterali immediati o tardivi. Qualsiasi altro vero ormone, con l’eccezione del  DEA(deidroepiandrosterone, DHEA) avrebbe certamente prodotto la morte o danni gravi e irreparabili, come sarebbe il caso con il cortisone e  la tiroxina. Perciò, contrariamente ai « veri » ormoni, con la melatonina non si osservano affatto effetti tossici collaterali. Anche 1500 donne sono state trattate in Olanda per anni con dosi giornaliere di 300 mg senza alcun danno !

6) L’inibizione della sintesi endogena di melatonina dopo la sua somministrazione orale non sembra dipendere, come è il caso con gli ormoni classici, sulla inibizione della sintesi dei fattori trofici (gonadotropine, tireotropina, corticotropina etc.), ma su una semplice inibizione retroattiva (feedback) prodotta dallo stesso prodotto finale (la stessa melatonina) in una sequenza bio-sintetica. Per questo la somministrazione prolungata di melatonina non può indurre una «atrofia della pineale»!

7) La melatonina è presente ovunque nella carne e nei vegetali, e la melatonina alimentare è assorbita rapidamente dal tratto gastro-intestinale. Esperimenti condotti recentemente con animali dimostrano che una dieta ricca di melatonina produce livelli ematici di melatonina che sono significativamente più elevati di quelli di animali con un basso livello di melatonina nella dieta. Perciò  certamente i livelli di melatonina circolanti possono essere cambiati (aumentati o diminuiti) da un tipo di dieta che contenga livelli alti o bassi di melatonina. Nulla di simile può essere ottenuto con nessuno degli « ormoni » conosciuti!

Concludendo, la definizione della melatonina come «ormone» è assolutamente errata e non possiede alcuna base scientifica. In realtà la natura dei meccanismi di azione della melatonina come «mediatore chimico universale del mondo biologico» è tuttora sconosciuta esattamente come era sconosciuto il meccanismo di azione della penicillina quando essa fu scoperta e usata per salvare da mortali infezioni! E non era una sostanza endogena!

Fonte: http://drpierpaoli.ch/ITA/La-Melatonina-non-e-un-ormone-0d4f3100

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Come mai molti non credono agli effetti della melatonina?

Melatonina e invecchiamento,  fiaba o realtà?

Nella  categoria dei lavoratori salariati, esiste anche quella  dei cosidetti “scienziati” e “ricercatori”, la cui funzione risulta alquanto oscura e misteriosa alla stragrande maggioranza della popolazione. Nell’immagine comune,  gli scienziati-ricercatori vengono raffigurati come  persone con camice bianco, tra loro poche donne ma molti uomini, questi ultimi spesso con barba, emaciati e stralunati, che passano il loro tempo in atmosfere strane ed irreali, accanto a gabbie con ratti o topi, cavie comunque, oppure  affaccendati  presso  lindi e incontaminati o spettrali apparecchi. Raramente manca un microscopio con il quale esplorano universi misteriosi.  In realtà non esistono anche due sole situazioni simili nel mondo della ricerca e la varietà di persone e di situazioni è illimitata e irripetibile. Per questo le vere “scoperte” rimangono spesso inascoltate  e chi si illude che “la verità prima o poi trionfa” deve ricredersi. La storia della scoperta dell’origine programmata biologica dell’invecchiamento è tipica di un’ epoca nella quale  quasi tutto è invece saldamente ancorato a pregiudizi radicati nel tempo e a interessi di singoli o gruppi. L’unico vantaggio rispetto al Medioevo è  la velocità nel ricambio dell’informazione. Tuttavia, tale ricambio è pari alla confusione che regna e che viene fomentata dai molti che non desiderano affatto cambiamenti per ragioni economiche, e che quindi  operano un sistematico sabotaggio di qualsiasi scoperta che danneggi gli immensi guadagni dei gruppi di potere economico. 

La “sfida suprema”  lascia perplessi e increduli

La domanda più altamente provocatoria che tocca nell’intimo ognuno di noi e che ci costringe a riflettere è quella che riguarda  il nostro personale invecchiamento: è esso arrestabile e reversibile?  Tale domanda  non era posta appena pochi anni fa se non da filosofi o scrittori di fantascienza. Ora si comincia timidamente  ad osservare che il vicino di casa, che è molto più anziano di me, gioca a tennis, si circonda di giovani ragazze e se la gode! Perché mai? Perchè una tale palese ingiustizia? Io non bevo, non fumo, vado a letto con le galline, ma sembro decrepito come Matusalemme. Poi sentiamo parlare di genetica e allora ci rendiamo conto che noi ci portiamo dietro la longevità (o la precarietà) dei nostri geni, trasferitisi in noi dai nostri antenati. C’è chi è fortunato e sta bene fino a 100 anni, c’è invece chi è maledettamente sfortunato e muore di infarto o cancro in giovane età. 

Perché tutto questo?

I media e la stampa, aiutati da quelli che io chiamo “gli scienziati viaggianti”  sempre presenti nelle sale di Conferenze Internazionali, ai Simposi, sulle arene televisive, nelle interviste e così via, ma mai nel laboratorio, fanno confusione, quando si parla di  senescenza e di inevitabile decrepitezza, tra genetica e biologia evolutiva.  In altre parole, forse è vero che  si deve inevitabilmente invecchiare e morire perché questo fa parte del “ciclo vitale” (che chiamerei “mortuale”) ma perché non ne identifichiamo i meccanismi?  Quindi, con l’aria di cani bastonati e pronti a tutto, i giornalisti intervistatori degli “scienziati viaggianti” li abbordano con domande alle quali essi in qualche modo devono rispondere in modo apparentemente logico. Ecco che qui si crea e si mantiene l’invecchiamento stesso! Esso è programmato in chi ci crede!  Dato che gli “scienziati parlanti e viaggianti” passano solo pochi frettolosi minuti con i loro collaboratori e neppure uno con i topolini,  essi danno le risposte che tutti si aspettano. Così è infatti avvenuto con la leggenda della melatonina. Pochi hanno umilmente ammesso di non avere letto niente e quindi di non saperne niente.   

La melatonina e l’invecchiamento come li vedo io

Perché la melatonina arresta le malattie degenerative tipiche dell’invecchiamento che ci fanno morire, come per esempio l’ipertensione,  la degenerazione di vasi ed arterie (arteriosclerosi), le malattie autoimmunitarie e previene (ma non cura) il cancro?  Lo fa semplicemente perché protegge la pineale nel cervello. Siccome la pineale fa parte essenziale del sistema ormonale e regola la produzione ciclica di tutti gli ormoni, conseguentemente il corpo non invecchia. Infatti l’invecchiamento è un chiaro processo programmato geneticamente nel cervello, ma che si manifesta tramite la regolazione ormonale. Poiché la pineale produce melatonina solo di notte, se noi assumiamo melatonina alla sera, la pineale viene messa a riposo e quindi “non lavora” per produrre la melatonina. Infatti, la melatonina viene prodotta nella ghiandola pineale attraverso due passaggi enzimatici importantissimi di «acetilazione» e di  «metilazione», partendo dalla famosa serotonina. I gruppi acetilico e metilico sono fondamentali nei processi biologici ossidativi e di crescita, tanto è vero che, per esempio, in assenza di metilazione, il cervello dell’embrione o del bambino non si sviluppa! Cosa fa allora la pineale mentre riposa? Si mantiene giovane e produce altre molecole fondamentaliche noi, come cani segugi, inseguiamo implacabilmente dato che tali molecole, non solo manterranno lo stato giovanile della pineale e del corpo, ma persino saranno in grado di invertire, nei limiti del possibile se non è troppo tardi, il processo di invecchiamento che è strettamente legato alla de-sincronizzazione dei  cicli ormonali circadiani(giorno-notte)!  Ecco perché la melatonina c’entra solo indirettamente con l’invecchiamento  ma è essenziale  per arrestarlo! Tale evidenza  è chiaramente espressa nel lavoro da noi pubblicato recentemente negli Stati Uniti  nel Journal of Anti-Aging Medicine, Volume 2, pagina 343, 1999.  Inoltre, come da noi dimostrato in una serie di lavori  pubblicati per anni, la melatonina normalizza i livelli di zinco nel sangue, che sono un parametro esatto del nostro grado di deterioramento metabolico. Quindi l’associazione di melatonina allo zinco organico, come da noi realizzato nella formulazione della Melatonin-Zn-Se del Dr. Pierpaoli, accellera enormemente gli effetti benefici della melatonina a tutti i livelli da noi misurati. Anche il tanto sbandierato “ormone della crescita” o “somatotropo”, la cui sintesi circadiana decresce nel corso della senescenza, sarà automanticamente  normalizzato dalla somministrazione notturna di Melatonin-Zn-Se del Dr. Pierpaoli, senza ricorrere a costosissime e pericolose somministrazioni per via parenterale, dato che, come è noto, l’ormone della crescita ha sicuramente effetti benefici rapidi e vistosi atti ad appagare il paziente-cliente ma, malauguratamente, è anche co-cancerogeno  come tutti i “fattori di crescita”.

Fonte:http://drpierpaoli.ch/ITA/Come-mai-molti-non-credono-agli-effetti-della-Melatonina-56f8d600

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Perché si invecchia e si muore?

Melatonina, zinco e ormoni ci dicono perché, come e quando. La scoperta che l’invecchiamento è frenabile e persino reversibile non ha ancora raggiunto la coscienza di molti. Infatti il lavaggio del cervello dalla nascita ci ha inculcato una visione precisa e indelebile del nostro destino, ove la presenza costante di malattie, ansie  e  dolori  fa parte del “destino” dell’uomo. Inoltre, le tormentate vicende del nostro brevissimo periodo storico di poche migliaia di anni, hanno creato un alone di tabù attorno alla parola immortalità. Nessuno osa pensare che possa realizzarsi nella vita. Per chi possiede la fede, l’ immortalità  è quella dell’anima, come resurrezione dopo la  morte per entrare in un non ben definito mondo spirituale pieno di estasi e godimenti. Contrariamente agli occidentali,  gli antichi indù già almeno 5000 anni fa seguivano invece le pratiche e le scienze che senza remore o pregiudizi parlavano di eternità terrena.  Tutto questo  suona a noi come delirio.  Invece, a mio avviso, è delirante il non vedere o sentire l’angusta dimensione nella quale siamo immersi  che ci preclude, assieme ai dogmi  vigenti, la libertà di pensiero che è privilegio dell’uomo. Sia l’invecchiamento che la morte sono due entità separate e distinte che non hanno nulla di misterioso e che semplicemente fanno parte di un preciso programma ormonale! Tale programma  è chiaramente identificabile nella massima durata della vita nei mammiferi omeotermi (a sangue caldo) a cui l’uomo purtroppo appartiene. Infatti non si sa bene quanto a lungo vivano e perché muoiano i poichilotermi, vale a dire gli animali a sangue freddo (pesci, rettili, anfibi). I cicli planetari e quelli ormonali.  I segnali che ritmano la nostra vita dalla nascita alla morte sono quelli circadiani e stagionali, in particolare la luce e la temperatura. Tutto ruota attorno a queste condizioni primarie che regolano ogni istante del nostro ciclo vitale: nascita, crescita, fertilità, declino e morte. Tali segnali scandiscono precisamente i programmi ormonali che si sono sviluppati durante l’evoluzione del mammifero uomo. Noi siamo quindi totalmente guidati e condizionati dalla regolazione ormonale che viene pilotata dalla ritmicità planetaria. Infatti l’invecchiamento è totalmente e solamente dovuto alla rottura di tale relazione sincronica ai ritmi planetari-ormonali, che viene regolata dalle strutture del sistema nervoso facenti parte del circuito cerebrale  ipotalamo-ipofisi-pineale, che integra e sincronizza i cicli notte-giorno della sintesi e secrezione di tutti gli ormoni. Ciò è talmente ovvio che ognuno è in grado, vivendo immerso nell’ambiente terrestre, di rendersi conto che il condizionamento ambientale (aria, luce, temperatura, eccetera)  ed il nostro costante adeguamento ad esso sono fondamentali per respirare e vivere. Gli ormoni e tutte le molecole del corpo seguono strettamente tale ciclicità,  che è la base della salute. L’invecchiamento dell’uomo è quindi certamente legato ad un programma genetico, ma  l’espressione di tale programma è la periodicità  circadiana del sistema ormonale! Infatti l’invecchiamento è solo e semplicemente il declino progressivo o rapido (malattie)  della ciclicità ormonale legato al programma iscritto geneticamente nel complesso pinealico. Questo noi lo abbiamo dimostrato con inconfutabili esperimenti scientifici (vedi riferimenti bibliografici). Quindi, se noi potessimo evitare la perdita della ciclicità ormonale programmata, non potremmo invecchiare. E la morte?  La morte è legata al programma invecchiamento ma essa è un programma separato, come risulta da esperimenti di trapianto di pineale e di pinealectomie, da noi condotti e pubblicati sul Journal of Anti-Aging Medicine negli Stati Uniti e riportati recentemente nel Volume degli Atti della Quarta Conferenza di Stromboli sul Cancro e l’Invecchiamento, 2005. Si può quindi giungere (anche in buona salute) a 120-130 anni e non più. Perché? Perché a questo punto interviene un “orologio della morte” che scandisce la fine programmata della vita e che è indipendente dall’invecchiamento. L’interpretazione del “messaggio morte” è un altro  traguardo di noi “mortali” e anche in questo non c’è nulla di misterioso o blasfemo!  Sembra, dai nostri esperimenti in corso con i roditori, che il “messaggio di morte” sia molto potente ed in grado di annullare ogni altro intervento. Infatti riteniamo che sia un “programma” neuroendocrino (ormonale) legato al mantenimento della temperatura corporea.

Melatonina, zinco e ormoni.  I nostri studi sperimentali e clinici che continuano da molti anni mostrano progressivamente, non solo il nostro isolamento scientifico e i turpi ostacoli posti alle nostre scoperte, ma la fondatezza della nostra logica evolutiva e biologica.  Gli ostacoli che ci vengono posti  sono di natura socio-economica. L’appiattimento e scomparsa del picco notturno di melatonina e la costante diminuzione dei livelli dello zinco nel sangue nel corso della senescenza  sono i segnali precisi  del decadimento del controllo ormonale delle nostre funzioni essenziali come per esempio il sonno, la forza fisica, l’adattamento alla temperatura, il vigore sessuale, la resistenza alle infezioni e così via. Tutte queste funzioni sono sotto stretto controllo ormonale. A loro volta, i cicli e ritmi ormonali del giorno e della notte sono sotto stretto controllo degli impulsi della pineale, che integra e rispedisce i messaggi alle ghiandole endocrine.  Lo zinco, che è tra gli elementi minerali più diffusi  sulla crosta terrestre dopo il ferro, ha acquisito un incredibile numero di funzioni biologiche strettamente legate alla funzione direttiva della ghiandola pineale. Quindi noi possiamo puntare su tali segnali per controllare il corso dell’invecchiamento e per correggerlo in tempo. Mi si obietterà: ma perché  lo zinco? Il binomio melatonina-zinco è la base biologica della re-sincronizzazione del sistema ormonale semplicemente perché  tale associazione, come da noi dimostrato, dà inizio ad una serie di eventi a catena che automaticamente ristabilizzano l’equilibrio ormonale perduto. Abbiamo infatti scoperto una chiave biologica fondamentale che ci permette di frenare l’invecchiamento. Il mantenimento della integrità della ghiandola pineale con melatonina e zinco (associato alla melatonina nella sua forma di sale organico, orotato  nel nostro caso) permette alla melatonina di esercitare in modo ottimale la sua funzione  con un meccanismo che fa capo alla sua struttura elettronica. Molte altre forme o sali di zinco non vengono infatti assorbite e sono inerti!  In tal modo si assiste ad un rapido recupero di tutte le funzioni e parallelamente ad un riequilibrio psico-somatico completo. Quindi: l’invecchiamento è perfettamente frenabile e reversibile con la melatonina purissima associata allo zinco orotato che mantiene la funzione della pineale e ricostituisce rapidamente tutti i ritmi ormonali.

Chiaramente altre molecole seguiranno, che fanno capo alla ghiandola pineale. Solo rallentando e bloccando l’invecchiamento potremo arrivare presto a capire cosa è la morte, ed a sfidare quindi  la Grande Nemica. E’ una libera scelta dell'”Uomo che pensa”  prendere la strada della Fede o quella della Conoscenza che, come diceva Paracelso “è indissolubilmente legata all’Amore”, inteso come forza  positiva di ogni azione umana.

Fonte:http://drpierpaoli.ch/ITA/Perche-si-invecchia-e-si-muore-58955b00

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Melatonina Zinco-Selenio

Gli ormoni e tutte le molecole del corpo seguono strettamente la ciclicità diurna e notturna (ritmi circadiani), i cicli solari e lunari e i cicli stagionali (in particolare la luce e la temperatura). Tale ciclicità è alla base della salute. L’invecchiamento è semplicemente un processo evolutivo dello sviluppo, un “programma” come la crescita e la fertilità, legato al patrimonio genetico della specie e dell’individuo ed espresso tramite il mantenimento prima e poi il decadimento progressivo dei cicli ormonali. Infatti l’invecchiamento è dovuto anche alla rottura della relazione sincronica tra i ritmi circadiani/stagionali e quelli ormonali. Una relazione, questa, che viene regolata dalle strutture del sistema nervoso facenti parte del circuito cerebrale ipotalamo-ipofisi-pineale, che integra e sincronizza i cicli notte-giorno della sintesi e secrezione di tutti gli ormoni. L’invecchiamento dell’uomo è dunque legato certamente a un programma genetico, ma l’espressione di tale programma è proprio la periodicità circadiana del sistema ormonale. A loro volta i cicli e ritmi ormonali del giorno e della notte sono sotto stretto controllo degli impulsi della ghiandola pineale, che integra e rispedisce i messaggi alle ghiandole endocrine.

Melatonin Plasma Levels Decline Rapidly with Age

 

La ghiandola pineale (o epifisi), che regola la sintesi e la secrezione ciclica degli ormoni del nostro organismo, produce la melatonina e invecchiando ne produce sempre di meno. Infatti è durante l’infanzia che la produzione di melatonina raggiunge il suo picco massimo, in seguito comincia a calare lentamente: intorno ai 45 anni si verifica un ulteriore crollo e intorno agli 80 anni il livello di melatonina presente nel corpo di una persona altrimenti sana è meno della metà di quello di un individuo giovane. L’appiattimento fino alla scomparsa del picco notturno di melatonina, oltre alla costante diminuzione dei livelli dello zinco nel sangue con l’avanzamento dell’età, sono i segnali precisi dell’invecchiamento dell’organismo e del decadimento del controllo ormonale delle nostre funzioni essenziali, tra cui il sonno, la forza fisica, l’adattamento alla temperatura, il vigore sessuale, la resistenza alle infezioni e così via. Si tratta quindi di prevenire questo andamento mediante somministrazione di una giusta formulazione di melatonina in modo da mantenere costante il messaggio giovanile del picco notturno della melatonina tipico della giovinezza. Cosi facendo si aiuta a far riacquistare alla ghiandola pineale e pertanto anche alla persona, quello status giovanile che è fondamentale per serbare i ritmi biologici che controllano ormoni e immunità e quindi la sincronizzazione circadiana (ciclicità fisiologica) dell’intero sistema ormonale che regola strettamente le funzioni metaboliche ed immunologiche naturali. Sie favorisce di conseguenza la normalizzazione di tutte le funzioni immunologiche, metaboliche ed endocrine. Poiché l’epifisi produce melatonina solo di notte, somministrando la corretta formulazione di melatonina di sera la ghiandola pineale non deve più produrre melatonina attraverso un processo di sintesi molto complesso e “si mette a riposo”. In questo modo si aiuta a mantenere e proteggere l’integrità della funzione della ghiandola pineale e conseguentemente a ricostituire tutti i ritmi ormonali oltre a rallentare l’invecchiamento (che è certamente un chiaro processo programmato geneticamente nel cervello, ma che si manifesta tramite la regolazione ormonale). Quindi, se c’è una destrutturazione dei ritmi biologici del corpo, l’assunzione della Melatonina Zinco-Selenio aiuta a ristrutturare l’orologio biologico interno.

Normal Melatonin Peaks

Il picco notturno giovanile

Picco melatonico notturno

La particolarità della da me studiata formulazione di Melatonina associata allo Zinco e Selenio sta nel fatto che essa è stata sviluppata con l’intento di ottenere un picco di rilascio di Melatonina tra la 1 e le 3 del mattino che imiti il messaggio del picco notturno fisiologico giovanile prodotto nella stessa fascia oraria dalla ghiandola pineale giovane. Secondo le mie ricerche, emulando il messaggio del picco notturno fisiologico tipico della giovane età, si aiuta la ghiandola pineale a rigenerarsi e a permanere in condizioni giovanili e quindi a produrre molecole che regolano l’intero sistema ormonale detto anche “neuroendocrino”. Si contribuisce così a mantenere i ritmi biologici che controllano ormoni e immunità e la sincronizzazione circadiana (ciclicità fisiologica) del sistema neuroendocrino che regola le funzioni metaboliche ed immunologiche naturali. Risultato: si favorisce la normalizzazione di tutte le funzioni endocrine, immunologiche, e metaboliche.

Perchè lo Zinco ed il Selenio

Zinco e Selenio sono due molecole che cooperano e sinergizzano con la Melatonina  nella regolazione e risincronizzazione delle funzioni ormonali, metaboliche e immunitarie alteratesi nel corso dell’invecchiamento. Ad es. in diversi studi ed esperimenti è stato osservato che lo Zinco può aiutare a correggere l’immunodepressione generata dall’invecchiamento e altre alterazioni ormonali e metaboliche tipiche della vecchiaia. Inoltre, con l’avanzare dell’età, lo Zinco non viene assorbito a sufficienza dall’intestino e costituisce un sicuro indice della senescenza (gli anziani presentano livelli di Zinco molto bassi) e deve quindi essere integrato maggiormente per evitare alterazione dell’immunità. Per questa ragione nella formulazione da me sviluppata le tre fondamentali molecole anti-invecchiamento (Melatonina, Zinco e Selenio) sono riunite in un’unica combinazione sinergica, studiata per conferire il massimo effetto benefico al sistema metabolico e immunobiologico di chi la assume.

Dosaggio: Perché basta 1 solo milligrammo?

I soggetti umani presentano una grande variabilità interindividuale nelle concentrazioni di melatonina endogena e il sistema di regolazione della secrezione di melatonina è complesso. Risulta difficile stabilire quale sia il valore fisiologico della concentrazione endogena di melatonina. Inoltre ci sono poi molte situazioni patofisiologiche in cui la secrezione di melatonina può essere alterata e disturbata. I livelli plasmatici di melatonina prodotti dall’assunzione di una compressa dipendono molto da diversi fattori tra cui: il tasso di rilascio di una formulazione, la sua composizione e le sue proprietà chimico-fisiche; dalle concentrazioni ematiche diurne e notturne di melatonina del singolo individuo, che come sappiamo hanno grandi variabilità interindividuali; dall’età e da molti fattori esterni da cui la secrezione di melatonina può essere alterata e disturbata; dal metabolismo della melatonina che come è noto varia molto da individuo a individuo e diminuisce con l’avanzare dell’età. 
La formulazione Melatonina Zinco-Selenio Pierpaoli è stata sviluppata con l’intento di ottenere un picco di rilascio di Melatonina durante la notte che induca il messaggio giovanile del picco notturno fisiologico prodotto nella stessa fascia oraria dalla ghiandola pineale giovane. 
Anche se risulta quindi molto difficile stabilire univocamente quale sia il dosaggio indicato nella somministrazione di melatonina esogena, sembra che già le dosi nell’ordine di 0,3 – 0,5 mg siano efficaci e riescano ad indurre il picco notturno giovanile. Somministrando nell’uomo adulto sano dosi di Melatonina di 0,3 mg si possono determinare livelli ematici vicini a quelli fisiologici. Il dosaggio di 0,3 mg di Melatonina nella corretta formulazione potrebbe infatti essere sufficiente per innalzare il livello di Melatonina nel sangue oltre i 120 picogrammi per millilitro, un livello che corrisponde al livello melatonico notturno giovanile. Va comunque considerato che i bisogni individuali possono variare a seconda delle differenze nel metabolismo. Proprio a causa del differente assorbimento intestinale di ognuno, consigliavo prudenzialmente l’assunzione da 1 a 3 mg. Il rischio di sovradosaggio è inesistente. La melatonina  è idrosolubile e la quantità in eccesso viene eliminata dai reni nelle urine. Durante uno studio clinico fu somministrato ad alcune donne un dosaggio giornaliero di 6 grammi (ovvero 6000 volte superiore a quello raccomandato!) per un lungo periodo di tempo senza la comparsa di alcun effetto collaterale.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
   

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  16. Irina V. Zhdanova, Richard J. Wurtman, Aygul Balcioglu, Alex I. Kartashov and Harry J. Lynch+ Author Affiliations Department of Brain and Cognitive Sciences, Massachusetts Institute of Technology

Fonte: http://drpierpaoli.ch/ITA/Melatonina-Zinco-Selenio-3b232300

Replicazione delle prime cellule tumorali

26 novembre 2018 Francesco Ciani Naturopata

Risultati immagini per cellule tumorali

Il corpo umano è composto da un numero incredibile di cellule (circa 100.000 miliardi) e la nostra evoluzione aveva messo in conto che eventi stressori potessero trasformare delle cellule normali in tumorali.

Si calcola infatti che nascano centinaia di cellule tumorali ogni minuto. Ma se non veniamo invasi immediatamente da forme tumorali, evidentemente il nostro corpo è dotato di un sistema immunitario che è in grado di scovare le cellule tumorali ed eliminarle. Quest’azione è svolta dai linfociti Th1 che per l’appunto sono in grado di riconoscere le cellule tumorali ed attivare una risposta immunitaria mirata alla loro distruzione. Quindi dovremmo chiederci il motivo che impedisce al nostro corpo di bloccare tutti i tumori e quindi causare la strage a cui assistiamo ogni giorno.

La risposta è sempre collegata a quello che mangiamo. Infatti un’alimentazione a base di cereali, amidi e zuccheri incide notevolmente sul nostro sistema immunitario, rendendolo poco efficiente contro i tumori. Abbiamo già parlato di quanto sia importante l’equilibro tra i linfociti Th1 e Th2. I linfociti Th1 sono deputati alla distruzione dei virus e delle cellule tumorali, mentre i linfociti Th2 alla distruzione dei batteri e funghi. Ebbene quando mangiamo zuccheri, il nostro intestino subisce un’infiammazione sistemica dovuto all’incremento dei batteri fermentativi e putrefattivi (disbiosi) che attiva la risposta immunitario Th2.

Inoltre la disbiosi intestinale causa un aumento della produzione delle ammine biogene come l’istamina, che immessa nel sistema sanguigno, attiva a sua volta la risposta immunitaria dei linfociti Th2.L’incremento del sistema immunitario Th2 genera una riduzione dei linfociti Th1 fino quando l’infiammazione sistemica dell’intestino non terminerà. A questo stato già catastrofico, si inserisce anche l’azione del cortisolo, il quale attivato dai continui cali glicemici(e dal normale stress a cui siamo sottoposti durante il giorno) uccide i linfociti Th1, aggravando così il disequilibrio.

La scienza ha verificato che le cellule tumorali, oltre ad essere delle Highlander (immortali) hanno bisogno di enormi quantità di energia perché la loro duplicazione continui. Inoltre esse non possono utilizzare il sistema energetico dei mitocondri, perché questi organelli, nella duplicazione cellulare sono inattivi (si scindono in due come la cellula). Quindi l’unico sistema energetico utilizzato dalle cellule tumorali è quello della glicolisi anche perché la produzione con questa via energetica è cinque volte più veloce di quella mitocondriale. Sostanzialmente sono cellule con il turbo sempre acceso. Questo ci dovrebbe far pensare che per affamare una cellula tumorale e quindi rallentare la sua replicazione dovremmo evitare di mettere a sua disposizione il suo carburante, ovvero il glucosio.La dieta mediterranea, al contrario, è basata sul 70% delle calorie ingerite sotto forma di glucosio e l’insulina prodotta dopo ogni pasto, spinge con forza il glucosio dentro le cellule (comprese quelle tumorali).

Risultati immagini per cellule tumorali

Per farvi un esempio calzante, una delle analisi più efficaci per riscontrare la presenza di metastasi, consiste nel far bere al paziente a digiuno, una soluzione di glucosio radioattivo per poi tracciarlo con la Pet e vedere così dove si trovano.

A dimostrazione di quanto detto, faccio riferimento ad alcune ricerche molto interessanti effettuate dal Dottor Gianfrancesco Valsè Pantellini (la sua opera è oggi portata avanti dalla Fondazione Pantellini), le quali dimostrano la buona riuscita nel curare diversi tumori utilizzando l’ascorbato di potassio.

La sua storia inizia quando casualmente curò un suo amico orefice, malato di tumore allo stomaco in stadio terminale. Suggerì al suo amico di bere giornalmente un tonico (composto da limonate con l’aggiunta di bicarbonato di sodio) nella consapevolezza però che da lì a poco sarebbe comunque deceduto. Con grande sorpresa rivide il suo amico nove mesi dopo, scoprendo che continuava a bere limonate senza l’aggiunta però di bicarbonato di sodio, sostituito erroneamente dal potassio (dando luogo, a sua insaputa, alla formazione chimica dell’ascorbato di potassio, ovvero vitamina C e potassio). L’errore casuale determinò la regressione del tumore. Da quel momento il Dottor Pantellini, utilizzando per le sue sperimentazioni la vitamina C ed il potassio, raggiunse inaspettati risultati, che gli permisero di curare migliaia di persone. La base del funzionamento dell’ascorbato di potassio, riguarda proprio il principio elettrolitico delle cellule.

Vi ricorderete che all’interno della cellula è presente il 95% del potassio del corpo, mentre nella matrice è presente il 95% del sodio. Quando l’insulina trattiene il sodio, aumenta il gradiente esterno della cellula e tramite l’osmosi, la obbliga a prendere il glucosio.Ciò causa anche un impoverimento di potassio che, una volta uscito dalla cellula, è eliminato tramite l’urina. L’ascorbato di potassio utilizzato dal Dottor Pantellini, di fatto, aumenta la quantità di potassio nel Citosol delle cellule, rendendo più difficile all’insulina l’entrata del glucosio all’interno, affamando di fatto, la cellula tumorale.

Studio scientifico: https://patents.google.com/patent/US8629174

Fonte: https://successclubprofessional.com/2018/11/26/replicazione-delle-prime-cellule-tumorali/

 

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L’insulina ed il colesterolo

8 novembre 2018
Francesco Ciani

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Un altro dogma della salute pubblica è la quantità di colesterolo nel sangue. Molte ricerche hanno confermato che persone con quantità troppo alte di Ldl (cattive, perché ricche di colesterolo), di solito hanno anche problemi di aterosclerosi e cardio circolatori. Anche in questo caso, la medicina ufficiale ha fatto le indebite deduzioni: “ + colesterolo + malattie cardiocircolatorie”, quindi “ – colesterolo – malattie cardiocircolatorie”. Infatti il consiglio che viene dato più spesso è di diminuire i cibi ricchi di colesterolo (uova, carne rossa, grassi). Vi ricorderete che il 90% del colesterolo è prodotto dal fegato, il quale in base alla quantità di colesterolo ingerito nel pasto, integra la differenza necessaria al nostro corpo. Maggiore è la quantità assunta con la dieta e minore sarà quella prodotta dal fegato. E viceversa (questo è il motivo dell’infondatezza nel suggerire di mangiare non più di tre uova la settimana, perché contengono troppo colesterolo).

Ci siamo mai chiesti perchè un corpo così perfetto come il nostro, ad un certo punto incominci a produrre troppo colesterolo?

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Il corpo utilizza il colesterolo per produrre diversi ormoni (oltre alle membrane delle cellule) e quindi una loro sovrapproduzione, può rendere necessario un aumento di colesterolo nel sangue. Uno di questi ormoni è appunto il cortisolo (ormone dello stress, composto interamente da colesterolo).

A questo punto dovremo domandarci: perché il nostro fegato incomincia a produrre troppo colesterolo?

Ricorderete che uno degli strumenti dell’insulina, per ridurre il glucosio nel sangue, è la produzione delle Vldl da parte del fegato. Queste lipoproteine, una volta scaricato il carico di acidi grassi agli adipociti [1] si trasformano in Ldl. Inoltre l’insulina induce la produzione di colesterolo da parte del fegato per sopperire alla imminente richiesta di produzione ormonale causata dal calo glicemico. Infatti il colesterolo è il materiale usato dalle ghiandole surrenali, per produrre il cortisolo (rialzando il livello di glucosio nel sangue). Tale azione alza momentaneamente la quantità di colesterolo, ma il problema più grave deve ancora venire.

Che cosa succede quando passate due ore da un pasto a base di carboidrati, ci viene di nuovo fame e facciamo un altro spuntino a base di carboidrati?” (esempio dopo la colazione segue lo spuntino delle 11). Attiviamo di nuovo l’insulina, che inibisce la produzione di cortisolo e quindi il colesterolo prodotto a tale scopo, rimane nel sangue. Ovviamente di questo non se ne parla. Anzi ci consigliano vivamente di mangiare meno uova.

L’insulina e i trigliceridi

L’analisi del numero dei trigliceridi nel sangue è un altro parametro della medicina tradizionale per predire chi avrà problemi cardiocircolatori. I trigliceridi sono tutti uguali e fanno tutti male allo stesso modo? È stato dimostrato che popolazioni come gli esquimesi (che mangiano quantità di grasso quattro volte superiori alle nostre), pur avendo un numero di trigliceridi molto alto, praticamente non soffrono di malattie cardiocircolatorie. Lo stesso accade per altre popolazioni indigene in diverse parti del mondo. Perché ciò è possibile? Ancora una volta la medicina ufficiale ha applicato deduzioni errate, ovvero “ + grasso + trigliceridi + malattie cardiocircolatorie” e quindi “grasso trigliceridi malattie cardiocircolatorie”. Difatti negli ultimi trenta anni, il mondo ha fatto la guerra ai grassi (diminuendone del 30% l’utilizzo), per promuovere i cibi light e, nonostante ciò, le malattie cardiocircolatorie sono aumentate del 100%, l’obesità del 500% e non per colpa dei grassi, bensì dei carboidrati.

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Vediamo perché. Quando ingeriamo dei grassi nell’intestino, tramite i villi intestinali, li scomponiamo in acidi grassi, producendo i chilomicroni, i quali percorrono le vie linfatiche, immettendosi nel flusso sanguigno. Tali lipoproteine rilasciano gli acidi grassi alle cellule, che ne fanno richiesta e solo in ultimo, se la quantità di lipoproteine rimane eccessiva nel sangue, consegnano agli adipociti il grasso in eccesso (presente nel sottocutaneo). Rilasciato il grasso, i chilomicroni svuotati sono riciclati dal fegato. Inoltre quest’organo utilizza le parti proteiche dei chilomicroni per produrre le lipoproteine Hdl (quelle buone).Questo perchè, le Hdl hanno il compito di recuperare il colesterolo dalle cellule (e dalle Ldl), e riportarlo nel fegato, per poi essere trasformato in bile. Necessaria a scomporre i grassi nell’intestino. Un sistema assolutamente perfetto ed equilibrato. Che cosa succede quando invece mangiamo carboidrati?

 

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Vi ricorderete che l’insulina ordina al fegato di trasformare il glucosio in trigliceridi, reintroducendoli nel flusso sanguigno sotto forma di lipoproteine Vldl. Tali lipoproteine, una volta distribuiti i trigliceridi alle cellule adipose (quelle sensibili all’insulina), si trasformano il Ldl (considerate cattive) aumentando il numero di quelle circolanti. Inoltre queste lipoproteine hanno un tempo maggiore di permanenza nel sangue, subendo l’ossidazione da parte del glucosio, quindi aumentano il rischio delle malattie aterosclerotiche. Purtroppo per noi, la nostra evoluzione genetica non ha previsto una sovrapproduzione di Ldl di tale portata, perché il carboidrato era un alimento sconosciuto nella dieta ancestrale.

Fonte: https://successclubprofessional.com/2018/11/08/linsulina-ed-il-colesterolo/

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Note:

[1] adipociti è il termine con cui gli studiosi identificano le cellule del tessuto adiposo, oggi meglio conosciuto come organo adiposo. Gli adipociti sono cellule particolarmente adatte all’accumulo di grassi, che immagazzinano all’interno di grandi gocce lipidiche occupanti gran parte del volume cellulare. La prima funzione degli adipociti consiste quindi nell’accumulo di grasso, per poi eventualmente cederlo all’organismo in caso di necessità. [Fonte https://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/adipociti.html%5D.